Ci sono angoli un po’ defilati dalle principali attrazioni dell’isola che regalano atmosfere “sospese” dove il tempo sembra essersi fermato.

Ad Ischia Ponte, proprio dietro la Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli (XVI secolo), una piccola viuzza a scale conosciuta come “Via Soronzano” si inerpica verso l’omonima collina.

Oggi la stradina è un luogo silenzioso, frequentato perlopiù dai residenti, ma un tempo era la via che consentiva lo scambio dei prodotti tra contadini e pescatori collegando il Borgo di Celsa (oggi Ischia Ponte) e le colline sovrastanti.

Non era difficile, infatti, imbattersi in donne, mogli e figlie di contadini, riconoscibili dai “Canisti” (‘E Canist – cesti intrecciati) che portavano a braccio e soprattutto dalla “Cofanella”, un cesto più grande pieno di cose buone prodotte dalla terra, che mantenevano in equilibrio sulla testa con straordinaria abilità e mediante l’uso di un “tortiello”, pezzo di stoffa opportunamente arrotolato.

Sopra i tetti di Ischia Ponte

Dopo un primo tratto a scale si apre una veduta sopra i tetti di Ischia. Uno Skyline molto suggestivo con in primo piano la cupola della Cattedrale Santa Maria dell’Assunta e sulla sinistra il campanile della chiesa Collegiata dello Spirito Santo. La visuale da qui spazia dalla Spiaggia dei Pescatori fino a Ischia Ponte con una vista privilegiata sul Castello Aragonese.

Tanto privilegiata che la collina fu scelta dagli inglesi agli inizi dell’ottocento per posizionare i loro cannoni e bombardare il Castello. E molto probabilmente da questo episodio che nacque un detto ischiapontese recita: “U’ Castiell tant fort – Surunzan n ce’ dett a morte.”

CURIOSITA’
Il “Cala Cala”

Tra i vicoli di Ischia Ponte avveniva il baratto, lo scambio più diffuso anticamente, per mezzo del Cala-Cala; un Canisto (‘U Canist) o “Panaro” (‘U Panar) veniva calato dai balconi delle abitazioni e riempito di coloratissima frutta, verdura, vino, spezie dal contadino e barattato con il pescato del luogo. Il Cala Cala serviva anche per ricevere la posta, scambiare prodotti con il vicino, insomma un simpatico piccolo montacarichi Ante litteram.

Nella parte alta di via Soronzano resistono piccoli orti coltivati a testimoniare le origini della isola contadina; Carciofi, fave e piselli trionfano in questo periodo. Il percorso è ornato da piante selvatiche tipiche della macchia mediterranea, vi troviamo, infatti, ginestre, euforbie, sonchi e lungo i tratti dove vi sono “le parracine”, i muri a secco che sovente delimitano gli orti, è l’Ombelico di Venere a predominare.

La chiesetta sconsacrata di Sant’Anna

Arrivati nella parte alta di Via Soronzano si incrocia via Nuova Cartaromana e da lì a due passi un sentiero in discesa tra bellissimi fiori di Ipomea e altre piante spontanee, conduce alla antica Chiesetta sconsacrata di Sant’Anna risalente alla prima metà del secolo XVI.
Agli inizi del novecento, ogni 26 di luglio, barche di pescatori con a bordo le famiglie si recavano nello spazio acqueo antistante la chiesetta per chiedere protezione alla Santa delle partorienti e al termine consumavano un picnic in mezzo al mare.
Erano i primi accenni di quella che poi è diventata l’attuale “Festa a mare agli Scogli di Sant’Anna”.

A 20 minuti d'auto dall'hotel

La Torre

Ritornati su Via Nuova Cartaromana, la gradevolissima passeggiata con vista prosegue verso la Torre Guevara, una casa turrita edificata nella Baia di Cartaromana, conosciuta anche con il nome di “Torre di Sant’Anna” e “Torre di Michelangelo”.

Nelle sue stanze è possibile ammirare le pitture murarie cinquecentesche dei Guevara, proprietari fino agli inizi dell’800, recuperate grazie alla campagna di restauri della Scuola di Dresda, guidata dal Prof. Thomas Danzl.

Già deciso dove soggiornare?