Spiegavo al professore la differenza tra le fumarole e le moffette (o mofete), quando appena pronunciato Moffette il professore con un sorriso mi fa “Moffette?” cioè “Puzzette”. Da qui l’idea di una passeggiata al Monte Rotaro e Bosco delle Maddalena per poterle “toccare con mano”.
E così in una bella giornata di maggio ci avviammo verso l’ingresso al parco. Sapete, non dista molto dall’hotel Ape Regina, sono appena 500 metri.
Appena lasciata la strada principale ci accoglie un vialone pedonale alberato che conduce dritto al cuore del cratere. Lo percorriamo.
“Professò di qua! Ci sono le fumarole” faccio un cenno al professore. Scendiamo leggermente sulla sinistra e tra una vegetazione a macchia bassa scoviamo le fumarole. Non vi aspettate geyser che sbuffano impetuose nuvole di fumo, avvicinando la mano al foro di uscita si avverte il calore che emana e di inverno grazie al contrasto con le temperature più basse si possono scorgere anche visivamente. Nei pressi delle fumarole si trova un particolare microclima, probabilmente dovuto all’azione dei gas caldi risalita e l’umidità prodotta, fatto sta che in questi luoghi riesce a sopravvivere un particolare papiro “Cyperus polystachyus” (o “Pycreus polystachyos”), proprio delle zone subtropicali e molto raro in Italia.
Proseguiamo la passeggiata.
Ora le alternative sono due: se proseguiamo fino alla fine del vialone arriviamo in uno spiazzo da cui parte un sentiero laterale che gira intorno al cratere chiamato Fondo D’Oglio. Mentre appena passate le fumarole un altro sentiero sulla sinistra in salita porta sull’orlo superiore del cratere, aprendo a un panorama sul porto d’Ischia, l’isola di Procida fin giù al Vesuvio. Prendiamo quest’ultimo.
Parliamo del più e del meno, mentre i profumi sprigionati dalle piante della macchia mediterranea si fanno via via più intensi. Tra le specie molto profumate qui abbonda la “Mortella” il Mirto (Myrtus communis). Arriviamo ad un trivio alla base del punto più alto (‘Rotaro 2’), questa zona è denominata “Fornace”.
Spiego al professore che qui mio nonno nel dopoguerra produceva i carboni secondo un metodo antichissimo: componeva una piramide con il legno e la ricopriva di muschio e fango con un foro in cima ed altri posti sulla verticale che venivano aperti e richiusi, secondo necessità, allo scopo di governare la combustione della carbonaia.
Camminiamo all’ombra degli alberi di leccio. Essi ricoprono, insieme al Monte Rotaro, tutta la parte interna del cratere. Dalla Fornace ancora un centinaio di metri e si arriva sull’orlo superiore del cratere. Qui i lecci cedono il passo a un pineta, localmente chiamata “A Macchia janc”, che gira tutta attorno la parte esterna del cratere. Un panorama mozzafiato cattura la nostra attenzione; lo sguardo spazia dal porto d’Ischia fin giù al continente e al Vesuvio. Nel mezzo l’isola di Arturo, la vicina Procida.
Osservando bene il Porto d’Ischia dall’alto non sfugge la sua forma perfettamente circolare. Il porto era in realtà un lago ricavato dal cratere di un piccolo vulcano, un cosiddetto cono di scorie, che si è formato a causa di una eruzione esplosiva avvenuta dopo il V secolo a.C. Solo nel 1854 divenne l’attuale porto, aperto mediante uno scavo della sponda settentrionale per ordine del re Ferdinando II di Borbone. Il 31 luglio 1854 il Real piroscafo Delfino entrò nell’antico lago. Poco tempo dopo, il 17 settembre, fu inaugurato ufficialmente il porto.
Nelle vicinanze dell’odierno pontile degli aliscafi è visibile un tondo circondato di muratura che in realtà è un piccolo isolotto di lava sul quale in un tempo molto lontano (140 d. C.) vi era persino una casa la cui presenza viene menzionata in una lettera del principe Marco Aurelio che scrisse al suo maestro Fronto. L’isolotto è conosciuto con il nome “Tondo di Marco Aurelio”.
Scendiamo per un ripido sentiero che ci conduce al centro del cratere Fondo d’Oglio. Il cratere definito da Rittman e Gottini (1980) “Rotaro I” fa parte insieme al Bosco della Maddalena e al centro eruttivo di Punta della Scrofa del complesso eruttivo di Monte Rotaro. Con un cono regolare e un diametro esterno di 900 m e un’altezza di circa 125 m, il Bosco della Maddalena è il centro eruttivo più antico e sulla cui cima si trova proprio il cratere di Fondo d’Oglio. Sul versante Nord del cono si trova il duomo lavico di Monte Rotaro, dalla cui base sul lato nord sono uscite alcune colate di lava tra cui la più antica forma Punta della Scrofa.
“Le Moffette Professò, eccole!” Lungo il sentiero finalmente mostro le Moffette* al professore, una sorta di fumarole fredde che fuoriescono direttamente da fratture del suolo. Avvicinando la mano si avverte una sensazione di corrente d’aria fredda.
Ancora pochi passi e ci ritroviamo nello spiazzo sul Cratere di Fondo D’Oglio e far ritorno in hotel.
Oltre che dalla via Cretaio (quella che abbiamo percorso noi) è possibile accedere al Bosco della Maddalena anche dalla SS. 270 in località Castiglione. La sua posizione consente inoltre di potersi agganciare ad altri sentieri naturalistici molto ricercati dagli amanti del trekking che possono proseguire per il cratere di Fondo Ferraro, proprio lì vicino, procedere per la Sorgente di Buceto, Piano San Paolo, Monte Trippodi, Buttavento, la Costa Sparaina, Candiano fino a raggiungere la Sorgente di Nitrodi (3-4 ore).
P.S. Siccome non sono un tecnico qui alcune definizioni delle moffette…
*Mofeta
http://www.treccani.it/enciclopedia/mofeta/
mofeta In vulcanologia, emissione diretta di anidride carbonica allo stato secco, direttamente da fratture del suolo. Il fenomeno è direttamente connesso con le manifestazioni vulcaniche più tardive in centri eruttivi ormai definitivamente spenti, e precisamente con l’ultima fase di degassazione di masse magmatiche più o meno profonde; taluni infatti considerano le m. come vere fumarole fredde a CO2.
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http://www.treccani.it/enciclopedia/mofeta_%28Dizionario-delle-Scienze-Fisiche%29/
Mofeta
Dizionario delle Scienze Fisiche (2012)
moféta (meno comune moffétta) [Der. del lat. mephitis] Nella vulcanologia, tipo di fumarola in cui si ha l’emissione diretta di anidride carbonica secca da fratture del suolo, male odorante; di norma è una delle manifestazioni più tardive di vulcani ormai spenti, ma talora si manifesta anche in vulcani attivi, prima e dopo fasi eruttive.
P.P.S. Ci sono varie tesi sulla effettiva presenza o meno delle moffette nel cratere di Fondo d’Oglio 🙂